Diario
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Un pensiero

Riceviamo e pubblichiamo dal Vice Presidente dell’Associazione  Regionale Pugliesi di Milano, Francesco Lenoci l’intervento che ha tenuto il 2 Luglio a Martina Franca.

Sono nato a Martina Franca, una delle perle della Puglia, nel 1958. Vi ho trascorso un’infanzia felice e una giovinezza altrettanto felice. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, sono andato a Siena per gli studi universitari e, quindi, a Cagliari, dove ho prestato il servizio militare.
Dal 1983 vivo, lavoro e insegno nella seconda, per numero di abitanti, città pugliese d’Italia: Milano.
Non credo di sbagliare affermando che Milano è la città dove generazioni di pugliesi hanno dato il meglio di sé. Perché Milano ti accoglie, ti stimola, ti offre un’opportunità . . . . che non puoi non cogliere . . . . se hai “occhi di tigre”, “orecchie alla Dumbo” e voglia di fare strada.
Nel 1988 andai, come accounting-audit manager di una multinazionale a fare un corso di specializzazione a Chicago.
Perché vi sto raccontando tutto questo, oggi, 2 luglio 2008, nella Basilica di San Martino di Martina Franca?
È presto detto . . . . perché nel 1988, 20 anni fa, a Chicago, al cospetto di tanti manager provenienti da varie nazioni, mi fu chiesto di parlare del mio territorio di origine, ovviamente in inglese.
Ripeto adesso ciò che dissi allora, all’inizio del mio discorso: “Apulia non ha montagne, non ha ombre, non ha fiumi. Ma il cielo è incredibilmente limpido, il mare straordinariamente azzurro, il cibo particolarmente buono, il patrimonio storico, culturale e artistico eccezionale, rectius: veramente eccezionale.
Cosa avevo fatto? . . . . Avevo individuato le eccellenze, i punti di forza, i cosiddetti “vantaggi competitivi” della Puglia.
In questi 20 anni la Puglia è riuscita a valorizzare i suoi vantaggi competitivi? . . . .La risposta è . . . . non al meglio.
La conferma la si può ricavare dalla nota “L’economia della Puglia nell’anno 2007″, emessa da Banca d’Italia nel mese di giugno 2008. Che voto abbiamo preso? . . . . Purtroppo, un brutto voto, in quanto nel 2007 l’attività economica nella regione Puglia ha evidenziato un rallentamento, riflettendo l’indebolimento della domanda interna ed estera. Oltre al brutto voto, abbiamo preso anche una bruttissima “nota sul registro”: nella pubblicazione di Banca d’Italia c’è un capitolo dedicato al dissesto finanziario del Comune di Taranto.
A questo punto vi starete chiedendo che voto ha preso la Lombardia, vero? . . . . Ha preso “7-”. Purtroppo, nel corso del 2007 lo slancio dispiegato dall’economia lombarda si è progressivamente esaurito e, quindi, anche la locomotiva d’Italia non si è molto allontanata dalla sufficienza.
Ovviamente, non c’è partita tra il dato lombardo e quello delle altre regioni italiane: la Lombardia è in testa a quasi tutte le classifiche. Peccato che non ci sia ancora una volta partita qualora il confronto venga fatto tra la Lombardia e le regioni europee più avanzate, nel senso che la Lombardia rimedia dei preoccupanti “6 – 1″, “6 – 2″.
È strano a dirsi ma sia la Puglia che la Lombardia debbono stabilire se sia più utile confrontarsi con chi sta dietro (è ancora più attardato), o con chi sta avanti (le locomotive dell’Unione Europea).
Voi con chi fareste il confronto? . . . .
Per rispondere in maniera corretta, occorre introdurre qualche altro elemento. Sapete quanto costa nel negozio di Via della Spiga a Milano una cravatta di Hermès? . . . . Diciamo 150 euro. Sapete quanto costa la stessa cravatta a New York? . . . . 240 dollari.
Sapete quanto costa un vestito di marca a Milano? . . . . Diciamo 1.600 euro, cioè 2.500 dollari. E adesso passiamo ad una domanda difficile . . . . Voglio sapere cosa si riesce a comprare a Delhi, la capitale dell’India, con 2.500 dollari? . . . . Si può comprare un’automobile nuova . . . .e vi svelo un segreto: chi la produce ha anche dei margini positivi!
Qual è la conclusione? . . . . La conclusione è una ed una sola: in un mondo globalizzato occorre guardare il più lontano possibile e occorre guardare in tutte le direzioni.
E veniamo alle buone e brutte notizie per i Paesi dell’area euro.
La buona notizia è che la popolazione mondiale, destinata a crescere nei prossimi dieci anni di oltre 2 miliardi di unità, non potrà che offrire nuove opportunità di sviluppo anche ai Paesi dell’area euro.
La brutta notizia è che la maggior parte dei Paesi dell’area euro:
­ è affetta da grave miopia;
­ non è più capace di decidere in fretta le priorità;
­ tratta in maniera inadeguata il tema più importante di tutti, quello dello sviluppo;
­ è dilaniata da liti del tutto marginali e, sovente, da insulti tra le contrapposte fazioni che, non avendo ancora capito di trovarsi sullo stesso treno, si accapigliano . . . . per un posto in prima classe. Povero Vecchio Continente!
Tutto ciò premesso, passo a parlare di “Martina Franca: una Città, una Identità, una Speranza”. Mi permetto di rivelare la richiesta che mi ha fatto don Franco Semeraro con e-mail del 12 maggio 2008: “Carissimo Francesco . . . . dovresti aiutarci a leggere la nostra identità e invitarci a superare lo stallo attuale, disfattista e inconcludente”.
Converrete con me come non sia per niente semplice fornire un simile aiuto ma, per amore della mia città, non mi sono tirato indietro. E cosa ho fatto?
Ho predisposto brochure d’invito e comunicato stampa domenica 15 giugno e, volendo dare al convegno il patrocinio dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano – vale a dire grande visibilità – alle 17,00, ai vertici dell’Associazione ho inviato una e-mail intitolata “Le città traino del Mezzogiorno d’Italia: MARTINA FRANCA” con la seguente frase “Mi auguro che l’allegata iniziativa riceva la Vostra Benedizione”.
Mi ha risposto, sempre domenica 15 giugno, alle 21,51, il Presidente Dino Abbascià che, da grande imprenditore qual è, mi ha dato la benedizione alla sua maniera: “Sei più produttivo . . . . di una fabbrica cinese. . . . Viva Martina Franca. Viva l’Associazione”.
Da quel giorno il comunicato stampa e l’invito figurano sul sito dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano e su tanti siti martinesi, della capitanata, salentini, tarantini, baresi, brindisini, delle altre regioni dell’Italia Meridionale . . . .
Provate a cliccare su Google “Martina Franca città traino”. Nonostante tanti dei citati siti non abbiano una visibilità tale da consentire loro di figurare su Google, è incredibile quante volte appaia la dicitura in oggetto.
Perché Martina Franca è famosa? . . . .L’ho detto tante volte, da ultimo l’ho scritto in un cd-rom intitolato “Basilea 2: Opportunità per imprese, banche e professionisti”, . . . . è famosa per il Festival Musicale della Valle d’Itria, per il Barocco, per i Trulli, per gli Asini, per il Capocollo, per il Capo Spalla.
Sono questi i vantaggi competitivi di Martina Franca. Sono queste le eccellenze che Martina Franca, i martinesi e tutti i loro corrispondenti in ogni parte del mondo debbono promuovere . . . .facendo strada insieme, vale a dire passandosi “il testimone” come in un’ideale staffetta.
È questa la strategia da seguire.
Provo a chiarire meglio questo concetto con due esempi:
 quando gli allevatori dell’Asino di Martina Franca vanno alla Fiera di Verona . . . .debbono rappresentare tutta la città;
 quando gli imprenditori del settore Abbigliamento di Martina Franca vanno a Firenze, a Pitti Uomo, debbono essere ambasciatori di tutta la città.
D’altro canto, è chiaro che la città di Martina Franca deve supportare questi suoi speciali staffettisti, cioè coloro che fanno viaggiare il più velocemente possibile un siffatto “testimone” correndo in maniera organizzata sia per sé stessi che per gli altri.
Vi porto una testimonianza. Il 31 maggio 2008 ero a San Siro per assistere al bellissimo concerto dei Negramaro. C’erano 45.000 spettatori. Si dice che i Negramaro risiedano per gran parte dell’anno dalle parti di Parma. Ebbene, sapete come hanno chiuso il concerto? . . . . Dicendo “Siamo del Salento e teniamo il cuore nel petto” e, dopo due ore di musica rock, hanno fatto ballare a tutti . . . . “la pizzica”.
A mio avviso, per riempire di contenuto lo slogan “Martina Franca: una Città, una Identità”, occorre puntare sulle citate eccellenze, un grande dono dei nostri avi, avendo presente ciò che diceva un grande compositore e direttore d’orchestra austriaco, Gustav Mahler: “Tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco”.
E ancora, occorre creare interesse intorno a tutte le iniziative promosse dai martinesi, ovunque vengano fatte, cercando di fare strada insieme secondo la citata logica della staffetta e cercando di evitare di cadere in diatribe sterili, che non sono altro che un ostacolo allo sviluppo della città e, in definitiva, di tutti quanti.
Cosa voglio dire? . . . . . Una cosa semplicissima: se cade per terra “il testimone” a causa di incomprensioni tra gli staffettisti . . . . a perdere non è solo il frazionista, ma l’intera squadra!
“Martina Franca: una Speranza” non può essere solo uno slogan. Mi viene in mente una frase bellissima. L’ho detta mercoledì scorso, a Roma, nella Biblioteca della Camera dei Deputati, indossando “il berretto” della Fondazione Nuove Proposte Culturali. La ripeto oggi a Martina Franca.
Era una frase tanto cara a un grande Pugliese, un grande Economista, un grande Governatore della Banca d’Italia: Donato Menichella.
Tale frase è stata ricordata da Carlo Azeglio Ciampi il 20 settembre 2001, in occasione della visita alla Regione Basilicata: “Il futuro nostro, dei nostri figli . . . . sta in noi, in tutti noi”.
È mio profondo convincimento che per conseguire un obiettivo a noi occorrano sostanzialmente tre cose:
1) istruzione,
2) preparazione,
3) determinazione.
Si tratta, in buona sostanza, di valorizzare il capitale intellettuale, che non è solo capitale umano (che non ha mai fatto difetto a tanti nati a Martina Franca e nelle altre città del Mezzogiorno d’Italia), ma anche capitale relazionale e capitale organizzativo (di cui – sovente – siamo deficitari).
In termini pratici, partendo dal vantaggio competitivo “tradizione”, occorre eccellere in una serie di aspetti: attrazione dei talenti, coinvolgimento, generazione di idee, sperimentazione, improvvisazione . . . .
Ho detto prima che la speranza non può essere uno slogan; ritengo di non sbagliare affermando che non può essere qualcosa collegabile solo alla mente, ma anche al cuore e all’anima.
Dove voglio arrivare? . . . .Voglio arrivare a dire che per nutrire in concreto una speranza occorre senza alcun dubbio prepararsi al meglio, ma anche pregare.
La preghiera cui sto pensando è di don Tonino Bello: si intitola “Preghiera sul molo”, ma è conosciuta come “La Lampara”. Leggerò le parti concernenti il capitale umano e il capitale relazionale, precedentemente menzionati:
“Signore, dai a questi miei amici e fratelli
la forza di osare di più,
la capacità di inventarsi,
la gioia di prendere il largo,
il fremito di speranze nuove.
Il bisogno di sicurezze li ha inchiodati a un mondo vecchio . . . .
Dai ad essi, Signore, la volontà decisa
di rompere gli ormeggi,
per liberarsi da soggezioni antiche e nuove . . . .
Stimola in tutti, nei giovani in particolare,
una creatività più fresca, una fantasia più liberante
e la gioia turbinosa dell’iniziativa . . . .

Una seconda cosa ti chiedo, Signore.
Fa’ provare a questa gente
l’ebbrezza di camminare insieme.
Donale una solidarietà nuova, una comunione profonda,
una “cospirazione” tenace.
Falle sentire che per crescere insieme
non basta tirar fuori dall’armadio del passato
i ricordi splendidi e fastosi di un tempo,
ma occorre spalancare la finestra del futuro,
progettando insieme, osando insieme,
sacrificandosi insieme”.

Concludo questo mio intervento con un augurio. Che Martina Franca possa diventare quanto prima una delle città traino del Mezzogiorno d’Italia, dove i giovani potranno dare il meglio di sé. Perché Martina Franca li accoglierà, li stimolerà, offrirà loro un’opportunità . . . . che non potranno non cogliere . . . . se avranno “occhi di tigre”, “orecchie alla Dumbo”, voglia di fare strada insieme e l’aiuto di qualcuno che sorriderà loro dal Cielo.

 

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